recensioni - interviste

Il lago dove nacque Zarathustra

Il paese delle vocali

 

Intervista a Laura Pariani e Nicola Fantini

 

Come è nato il vostro rapporto con Orta?

 

Nessuno dei due ci è nato, ma ci abitiamo stabilmente da 20 anni.
Orta è speciale, non solo un paese ma un groviglio di storie e di intrecci. Dove ora si vedono i grupponi di turisti ammassarsi davanti ai negozietti e scattare fotografie, noi vediamo Valery Larbaud che arriva con l’Alfa Romeo accompagnato dall’amico Vezio; ascoltiamo Martyn Mistère fare ipotesi sul mistero di una vernice nera che copre un vecchio quadro; Manzoni che va a trovare sua zia Rosa, Nietzsche che cerca un luogo appartato per fare la domanda di matrimonio a Lou Salomè, Dostoevskij che aspetta col batticuore la barca del postale… Sono tanti gli scrittori che hanno amato Orta e l’hanno descritta nei loro libri…

Orta faceva parte del Gran Tour che portava in Italia gli intellettuali europei dal 700 in poi, con picchi altissimi nel periodo romantico. A quell’epoca visitare Orta era quasi un dovere: scrittori e poeti restavano affascinati e commossi dall’energia poetica che emana il lago, dal panorama alpino…

Constatando la disattenzione dei turisti attuali, abbiamo inteso fare un omaggio a Orta, tentando di restituire al lettore di questo libro tutta la bellezza di Orta. Lo possiamo fare noi proprio perché non ortesi di nascita: Orta l’abbiamo dovuta conquistare, l’abbiamo scelta.

 

Quando e come avete capito che il modo giusto per raccontare Orta era vederla con gli occhi della scrittura?

 

La nostra vita è sempre ruotata intorno ai libri (da lettori, da impiegati di libreria, da traduttori, da scrittori). È stato quindi naturale guardare Orta dalla prospettiva delle pagine scritte, e lo è stato fin dall’inizio. Prima di arrivare a Orta, per esempio, avevamo letto Alpinisti Ciabattoni di Achille Cagna: i coniugi Gibella traversano Orta in lungo e in largo, alloggiano in un paio di alberghi, cercano il ristorante migliore… Ci è venuta voglia di cercare nella realtà i percorsi compiuti da quei personaggi. Ecco, diciamo che da allora non abbiamo mai smesso di divertirci a intrecciare letteratura e topografia.

 

C’è una ricca bibliografia alla fine della guida. Come avete bilanciato il lavoro districandovi  tra le pagine dei libri e le vie di Orta?

 

Ogni capitolo segue un itinerario: la Motta; il Sacro Monte; il Cimitero; la Piazza; la Riva settentrionale. Scelto lo schema, l’abbiamo seguito. Per ogni itinerario, abbiamo esaminato tutti i libri (romanzi, racconti, fumetti) scartando quelli in cui Orta era un semplice pretesto o sfondo. Ne è rimasta una rosa di titoli in cui Orta usciva con più forza, come un vero personaggio tra i personaggi. Poi per ogni itinerario abbiamo cercato di unire quelle che erano semplici citazioni in un percorso coerente, con un inizio e una fine.

Non abbiamo voluto scrivere un’opera di erudizione: lo spirito è stato quello di una passeggiata tra amici. Proprio per questo da qualche anno abbiamo cominciato a “provare” il libro, organizzando passeggiate letterarie con amici, con un passaparola in rete (Sacro Monte; la Motta; il Bus dl’Orchéra)

 

Lo scopo del libro? Non ci sono mai state altre guide letterarie su Orta?

C’era quella di Giulio Bedoni, Il lago d’Orta in versi e in prosa, Alberti editore 2002. un volumone cartonato, con splendide fotografie. Ma di dimensioni troppo grandi per servire da guida.

La nostra operazione è stata volutamente diversa. Abbiamo voluto fornire al visitatore uno strumento concreto e sintetico, che gli consenta di ritrovare, sulle orme dei grandi scrittori, i luoghi descritti nei loro romanzi.

 

Cos’ha di diverso dalle altre guide?

 

I luoghi sono densi di storia, di suggestioni, di rinvii: ogni paese o città è una sorta di Troia, con strati sovrapposti nei secoli, ognuno sulle fondamenta dell'altro. Gli itinerari culturali permettono di iniziare uno scavo nel passato dei luoghi e di riportarne alla luce le tracce: si tratta di reperti “immateriali” – personaggi di romanzi, atmosfere poetiche – ma altrettanto significativi.

Pensiamo che la guida possa trasformare la passeggiata ortese in un’avventura conoscitiva per i lettori e allo stesso tempo un arricchimento per il territorio che vede così allargarsi la propria offerta culturale.

 

C’è un rapporto secondo voi tra letteratura e turismo?

 

Letteratura e turismo hanno vari punti di contatto. Può capitare visitando una città o un territorio di ritornare con la memoria a un romanzo che ne parla o a un autore che ci è vissuto; o di imbatterci in una targa che ricorda l’artista che lì ha composto le sue opere. Per esempio Joyce a Trieste oppure Pessoa a Lisbona.

Associare le atmosfere di un luogo a letture viene naturale. Le descrizioni dei luoghi contenute in un romanzo hanno lo stesso effetto evocativo di una vecchia fotografia ma con un potere di coinvolgimento e una suggestione maggiori, data la presenza di personaggi con cui possiamo immedesimarci.

Oggi sempre più spesso il turismo di massa stravolge certi luoghi. L’unica possibilità per preservarli è quella di restituire l’identità originaria di un luogo attraverso il recupero della memoria.

In questo senso gli itinerari letterari possono diventare uno strumento di conoscenza, primo atto necessario alla conservazione del nostro patrimonio culturale e un’opportunità per scoprire aspetti inconsueti o nuovi di un territorio.

 

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Il lago dove nacque Zarathustra. Guida letteraria di Orta, con Nicola Fantini, Novara, Interlinea, maggio 2018